RASSEGNA STAMPA 2012
17 LUGLIO 2012
MORETTON, Capogruppo PD FVG: Tagliamento, si passi dalle chiacchiere ai fatti!
L’Assessore all’Ambiente Ciriani presenta la convenzione fra Friuli Venezia Giulia e Veneto per un importo di 650.000 euro per la progettazione di alcuni argini nella parte bassa del fiume Tagliamento, come se fosse la soluzione esaustiva per la messa in sicurezza delle popolazioni rivierasche da eventuali esondazioni.
Cita altresì il prezioso lavoro svolto dal cosiddetto Laboratorio Tagliamento che ha ipotizzato tre idee alternative alla realizzazione delle casse di espansione, senza però dire quale sarà la scelta in base al lavoro svolto dal Laboratorio stesso.
La verità purtroppo è un’altra, considerato che le opere idrauliche previste dal piano stralcio dell’Autorità di Bacino di Venezia sono rimaste quelle già pianificate e in parte progettate quali appunto le casse di espansione e il cavrato, canale che ha la funzione di deviare acque nel momento di massima piena, collocato sul versante della Regione Veneto.
Il prezioso lavoro, a detta di Ciriani, del Laboratorio Tagliamento per essere davvero significativo dovrà essere recepito dall’Autorità di Bacino d Venezia e dal Ministero dell’Ambiente, altrimenti nulla potrà essere fatto per la tutela degli abitati che stanno a valle di Codroipo.
Il colpevole ritardo accumulato da parte della Giunta Tondo nel non decidere il da farsi per la sistemazione idraulica del Tagliamento genererà situazioni di grave pericolo per l’inerzia dimostrata in questi ultimi cinque anni, con oltretutto il rischio di perdere i 42 milioni di euro allocati nel Bilancio della Regione ma di competenza dello Stato che potrebbe revocare il finanziamento.
La Giunta regionale deve perciò decidersi rapidamente sulla questione perché, diversamente, la melina fin qui fatta sarebbe la dimostrazione più evidente che non c’è la volontà di fare alcunché per paura di assumersi responsabilità in merito.
Il Piano Stralcio dell’Autorità di Bacino di Venezia è un documento legato all’urgenza per la salvaguardia delle vite umane dalle forti esondazioni, come quella del 1966, che potrebbero ripresentarsi e richiede perciò che l’istituzione Regione faccia il suo dovere, evitando continue ed ingiustificate omissioni molto pericolose. I cittadini rivieraschi hanno il diritto di veder difendere i loro territori, le loro abitazioni e soprattutto le loro vite.
MESSAGGERO VENETO edizione Udine Domenica 17 giugno 2012
pagina 32 - Provincia
Tagliamento, ultimatum per la messa in sicurezza San Daniele: il comitato “Assieme” chiede alla Regione di intervenire sugli argini Mattioni: i fondi già stanziati per le casse possono essere salvati e utilizzati così
SAN DANIELE Tradurre in legge regionale le risultanze del Laboratorio Tagliamento nella parte in cui si contemplano gli interventi sugli argini del fiume. E ciò per l'immediata messa in sicurezza delle popolazioni a valle, più esposte al rischio esondazioni. È la richiesta lanciata dal comitato Assieme per il Tagliamento nel corso dell'incontro pubblico organizzato a San Daniele all'auditorium Alla Fratta. A quasi otto mesi dalla fine dei lavori del Laboratorio voluto dalla Regione per la valutazione di diverse ipotesi progettuali di salvaguardia e messa in sicurezza del fiume, dunque, un aut aut a quest'ultima perchè si passi ai fatti. Al centro dell'incontro, al quale hanno preso parte un centinaio di persone provenienti da tutta l'area del medio corso del Tagliamento, le proposte di messa in sicurezza del fiume alternative alle casse di espansione. A entrare nelle pieghe della questione Mario Causero e Giorgio Damiano (esperti che hanno fatto parte del Laboratorio). Causero, in particolare, ha ripercorso la storia e le vicende del fiume nel corso dei secoli, fino ad arrivare al piano stralcio e al progetto che per anni ha diviso il Friuli: le casse di espansione. Progetto che, come ha ricordato Valerio Mattioni dell'Associazione Assieme per il Tagliamento, fece partire, nei comuni coinvolti - Pinzano, Ragogna, San Daniele, Dignano e Spilimbergo – una vera e propria sollevazione popolare. Secondo quanto rilevato dall'ingegner Causero, dunque, l'intervento sugli argini servirebbe a limitare il rischio idraulico che deriva da un lato dall'entità delle piene – eventi questi del tutto imprevedibili e non imputabili all'uomo – dall’altro dalla solidità e stabilità degli argini stessi. Se diversità di vedute sono quelle emerse su proposte del Laboratorio quali, ad esempio, la traversa di Pinzano, su una cosa tutti hanno concordato ovvero sulla messa in sicurezza degli argini considerata soprattutto la loro fragilità nella parte bassa del corso del fiume. E a favore di questa ipotesi, Mattioni ha ricordato, «non solo il nostro comitato ma anche altre associazioni quali Legambiente e Wwf. Per far questo – ha detto -, basterebbe utilizzare i fondi già stanziati per la realizzazione della prima cassa prevista dal piano stralcio e che giacciono ormai da anni col rischio che vengano ritirati dal Governo centrale e dirottati altrove». Dunque, il Comitato invita gli esperti a un'ulteriore valutazione: analizzare gli effetti dell'ondata di piena, così da stabilire se, a rafforzamenti effettuati, le opere di laminazione a monte siano davvero così necessarie. Anna Casasola ©RIPRODUZIONE RISERVATA
MARTEDÌ 21 FEBBRAIO 2012
MESSAGGERO VENETO - EDIZIONE DI UDINE Pagina 31 - Provincia
«Ora niente diga a Pinzano al posto delle casse»
Le associazioni ambientaliste commentano l’esito del Laboratorio Tagliamento «Mettere mano al piano stralcio per cancellare la cementificazione del fiume»
SAN DANIELE Perché il progetto delle casse di espansione nel medio corso del Tagliamento sia infine archiviato è necessario metter mano al piano stralcio, quanto alle ipotesi alternative l’auspicio è che vengano preliminarmente vagliate da appositi progetti di fattibilità, da sottoporre poi alle valutazioni d’impatto ambientale (Vas e Via). A dirlo, durante una conferenza stampa ospitata ieri mattina in Regione a Udine, sono stati i presidenti Giorgio Cavallo di Legambiente Fvg, Roberto Pizzutti di Wwf Fvg e Franca Pradetto dell’associazione “Assieme per il Tagliamento” valutando il documento di sintesi prodotto dal LaboratorioTagliamento. Se la prospettiva di un avvio immediato dei lavori sugli argini del fiume a sud di Latisana è stata accolta favorevolmente, una decisa frenata è arrivata invece rispetto all’ipotesi di realizzare una traversa a Pinzano, che è invece la soluzione alternativa alle casse più gettonata dai tecnici. In particolare gli ambientalisti hanno chiesto che oltre alla revisione del piano stralcio si dia corso alla redazione di un piano di bacino, che preso atto degli interventi sul basso corso del fiume valuti in modo più accurato gli effetti dell’eventuale ondata di piena così da stabilire se opere di laminazione a monte siano o meno necessarie. «Questo perché – ha detto Pizzutti – opere di arginatura e diaframmatura, in aggiunta agli interventi realizzati dal ’66 a oggi, potrebbero già essere sufficienti alla messa in sicurezza di Latisana». «Dal punto di vista giuridico – ha tenuto a precisare Cavallo – per ora non è cambiato nulla». Al di là della delibera con cui la giunta regionale ha recentemente preso atto degli esiti del Laboratorio, il piano stralcio nel quale è inserita la previsione delle casse di espansione nel medio corso del fiume è infatti ancora in vigore, salvo che – questa la novità – nella delibera regionale la giunta Tondo si propone per la prima volta di chiederne la modifica. D’ora in avanti questo sarà uno dei fronti sui quali si giocherà la battaglia degli interventi sul fiume. Ed è forse il più difficile dei fronti visto che la modifica di una legge dello Stato qual è il piano stralcio non è cosa scontata. Se come detto gli ambientalisti hanno di fatto bocciato l’ipotesi della traversa a Pinzano, rilevandone i pesanti effetti ambientali, si sono invece favorevolmente espressi sugli interventi di arginatura a sud di Latisana così come sull’ipotesi di realizzare un canale scolmatore che porti l’acqua della piena verso la laguna di Marano consentendo così di gestire l’eventuale emergenza nella bassa friulana e non nel medio corso. Maura Delle Case ©RIPRODUZIONE RISERVATA
I COMITATI
«Noi ’indignati’ ante litteram per difendere i diritti della gente»
«Siamo stati tra i primi a proporre l’istituzione di un tavolo, ma lo volevamo trasparente e disposto a raccogliere il contributo di tutti – ha esordito ieri la presidente di “Assieme per il Tagliamento”, Franca Pradetto -, non com’è accaduto nel Laboratorio Tagliamento, che più volte ci ha chiuso la porta in faccia spingendoci a una presa di distanza». Conclusi i lavori del tavolo tecnico ora si avvia una nuova fase, tutt’altro che scontata come ieri hanno ribadito sia il Wwf che Legambiente, che il comitato auspica si realizzi attraverso un confronto vero: «Sia gli amministratori che i proponenti delle soluzioni alternative alle casse vengano a parlare con la gente, a spiegare gli scenari, a cercare di condividere le scelte anziché calarle dall’alto», ha concluso Pradetto per poi passare la parola al sandanielese Valerio Mattioni, lui pure di Assieme per il Tagliamento, che ha ricordato ai presenti l’importante ruolo giocato dal sodalizio nella difesa del fiume e nella sensibilizzazione e informazione della gente: «Siamo stati – ha detto Mattioni - “indignati” ante litteram». (m.d.c.)
Pagina 35 - Pordenone
«Ora dopo il no alle casse diciamo no alla traversa»
Le associazioni ambientaliste commentano l’esito del Laboratorio Tagliamento «Mettere mano al piano stralcio per cancellare la cementificazione del fiume»
PINZANO Perché il progetto delle casse di espansione nel medio corso del Tagliamento sia infine archiviato è necessario metter mano al piano stralcio, quanto alle ipotesi alternative l’auspicio è che vengano preliminarmente vagliate in appositi progetti di fattibilità, da sottoporre poi alle valutazioni d’impatto ambientale (Vas e Via). A dirlo, durante una conferenza stampa ospitata ieri mattina in Regione a Udine, sono stati i presidenti Giorgio Cavallo di Legambiente Fvg, Roberto Pizzutti di Wwf Fvg e Franca Pradetto dell’associazione Assieme per il Tagliamento valutando il documento di sintesi prodotto dal Laboratorio Tagliamento. Se la prospettiva di un avvio immediato dei lavori sugli argini del fiume a sud di Latisana è stata accolta favorevolmente, una decisa frenata è arrivata invece rispetto all’ipotesi di realizzare una traversa a Pinzano, che è invece la soluzione alternativa alle casse più gettonata dai tecnici. In particolare gli ambientalisti hanno chiesto che oltre alla revisione del piano stralcio si dia corso alla redazione di un piano di bacino, che, preso atto degli interventi sul basso corso del fiume, valuti in modo più accurato gli effetti dell’eventuale ondata di piena così da stabilire se opere di laminazione a monte siano o meno necessarie. «Questo perché – ha detto Pizzutti – opere di arginatura e diaframmatura, in aggiunta agli interventi realizzati dal ’66 a oggi, potrebbero già essere sufficienti alla messa in sicurezza di Latisana». «Dal punto di vista giuridico – ha tenuto a precisare Cavallo – per ora non è cambiato nulla». Al di là della delibera con cui la giunta regionale ha recentemente preso atto degli esiti del Laboratorio, il piano stralcio nel quale è inserita la previsione delle casse di espansione nel medio corso del fiume è infatti ancora in vigore, salvo che – questa la novità – nella delibera regionale la giunta Tondo si propone per la prima volta di chiederne la modifica. D’ora in avanti questo sarà uno dei fronti sui quali si giocherà la battaglia degli interventi sul fiume. Ed è forse il più difficile dei fronti visto che la modifica di una legge dello Stato qual è il piano stralcio non è cosa scontata. Se gli ambientalisti hanno di fatto bocciato l’ipotesi della traversa a Pinzano, rilevandone i pesanti effetti ambientali, si sono invece favorevolmente espressi sugli interventi di arginatura a sud di Latisana così come sull’ipotesi di realizzare un canale scolmatore che porti l’acqua della piena verso la laguna di Marano consentendo così di gestire l’eventuale emergenza nella Bassa friulana e non nel medio corso. Maura Delle Case ©RIPRODUZIONE RISERVATA
comitato arca
«Procediamo intanto con gli interventi sugli argini»
Sull’ipotesi di una nuova traversa sul fiume Tagliamento a sud della stretta di Pinzano manca ancora il parere di Arca, il comitato popolare nato poco meno di un anno fa non soltanto per contrastare il progetto di raccordo autostradale Cimpello-Sequals-Gemona, ma anche per tutelare tutta la Val d’Arzino e il Tagliamento. Il “silenzio” del sodalizio non è casuale. «In questi mesi - ha spiegato il presidente Alberto Durì - ci hanno tacciato di essere prevenuti contro i progetti, anche se non è vero. Infatti al raccordo ci stiamo opponendo sulla base dei documenti presentati dalla stessa Regione, “carte” alla mano. Visto che per la traversa ancora non ci sono “carte” e progetti ufficiali, la nostra è una posizione d’attesa, in modo da poterli analizzare non appena saranno disponibili». Ciononostante il comitato non rinnega l’eredità morale con la quale è nato. «Alla fondazione di Arca – ha ricordato Durì – parteciparono anche coloro che furono protagonisti della protesta popolare che portò ad archiviare il progetto dello sbarramento. In tal senso noi abbiamo ricevuto il testimone da loro». Tra questi da ricordare Romeo Faleschini di Vito d’Asio, già componente del direttivo dello storico comitato e ora attivo in Arca. Nell’attesa di un quadro progettuale più chiaro, Arca sollecita però gli interventi sugli argini: «Perché si sta perdendo tempo prezioso? Sugli interventi agli argini nella Bassa e nel medio corso del fiume c’è l’accordo di tutti. I soldi stanziati a livello centrale sono da sbloccare rapidamente per non rischiare di perderli».
MARTEDÌ 21 FEBBRAIO 2012
IL GAZZETTINO - EDIZIONE DI PORDENONE PAG 16
PINZANO Sì alla sicurezza degli argini, ma ci saranno problemi con il Veneto
«Canali invece della diga» Gli ambientalisti rileggono il lavoro dei tecnici del Laboratorio Tagliamento
Lo sbarramento di Pinzano incassa un altro no. Quello di Wwf, Legambiente e Assieme per il Tagliamento, che ieri a Udine hanno voluto dire la loro sui risultati del lavoro del Laboratorio Tagliamento: si temono infatti i danni ambientali che una simile opera (seppur ridotta ad un invaso di 18 milioni di cubi contro i 45 del progetto storico) potrebbe causare all'area. Per gli ambientalisti, la priorità (condivisa con i risultati del Laboratorio) è la diaframmatura e la messa in sicurezza degli argini a sud di Latisana, del canale Cavrato e del tratto finale del fiume «anche se - ha aggiunto Giorgio Cavallo (Legambiente) -, ci saranno dei problemi dato che il Veneto ha messo in discussione i valori di portata indicati nel Piano stralcio». Se proprio opera si deve fare, alle associazioni piace di più l'ipotesi di intervenire con canali scolmatori immediatamente a monte della zona critica della Bassa Friulana, che deviino l'acqua verso la laguna di Grado e Marano: «Uno sfogo verso il mare - ha spiegato Roberto Pizzutti del Wwf -, permetterebbe un deflusso più veloce nella strettoia di Latisana; questo intervento avrebbe effetti positivi anche sulla Laguna, mitigando l'attuale carenza di sedimenti e la marinizzazione delle acque». «È venuto meno il dogma delle casse di espansione come unica soluzione - hanno detto Franca Pradetto e Valerio Mattioni di Assieme per il Tagliamento che promuoverà incontri sul territorio affinché vengano spiegate le diverse ipotesi -, e si apre alle opere di manutenzione lungo tutto il corso: la regolazione del Cavrato e la ridistribuzione della ghiaia per ripristinare un alveo più ampio possibile, ridurrebbero di molto i rischi». Per le tre associazioni, è importante adesso che il Piano stralcio approvato dall'Autorità di bacino venga modificato perché, fino ad allora, le casse d'espansione, dal punto di vista giuridico, non sono affatto cancellate. E per far questo, dicono, occorre un'azione politica della Regione: «Ora speriamo che le diverse ipotesi emerse dal lavoro del Laboratorio vengano tutte sottoposte a studio di fattibilità - ha detto Elia Mioni (Legambiente Fvg) -, per trovare la soluzione da sottoporre all'Autorità di bacino affinché il Governo modifichi poi il Piano stralcio in vigore». Gli ambientalisti hanno concluso affermando la necessità di «ripartire con un nuovo Piano di Bacino, per poter recepire le direttive europee entrate in vigore nel frattempo e attivare le procedure di valutazione ambientale oggi esistenti e di fatto mai attivate in 40 anni di ipotesi di interventi».
DOMENICA 19 FEBBRAIO 2012
MESSAGGERO VENETO - EDIZIONE DI UDINE Pagina 50 - Provincia
Agnola: dopo le casse ora fermiamo la Cimpello-Gemona
FORGARIA Sul dibattito originato dalle conclusioni del laboratorio Tagliamento interviene il consigliere regionale Enio Agnola (Idv). «La priorità assoluta è al momento quella d’incalzare giunta Tondo affinchè ottenga il via libera dal governo all’utilizzo degli ex fondi per le casse di espansione per realizzare interventi sugli argini del Tagliamento a valle di Latisana e consolidare il canale Cavrato». Agnola invita in particolare i comuni rivieraschi a tenere alta l’attenzione, «perché - dice - fino a quando i soldi destinati alla sicurezza del Tagliamento non saranno almeno impegnati in forma definitiva non si potranno dormire sonni tranquilli». L’obiettivo per il dipietrista forgarese diventa oggi quello di incontrare al più presto l’assessore regionale Ciriani, per chedergli dettagli circa i tempi che serviranno per ottenere la necessaria modifica al piano stralcio necessaria al fine di poter cantierare i lavori a valle. «Credo – dichiara Agnola – che l’azione oggi più opportuna sia quella di incontrare l’assessore Ciriani e rappresentargli in forma univoca e compatta la volontà di chiudere la partita dell’utilizzo dei fondi a disposizione, che rappresentano tra l’altro un volano economico di questi tempi non trascurabile». Da evitare, sempre secondo l’esponente di Idv, sono invece divisioni e conflitti, che in questa fase non devono esserci tra i comuni rivieraschi sulle ulteriori soluzioni indicate dal laboratorio – continua il consigliere regionale -, anche perché rispetto a quelle la giunta regionale si è limitata a una presa d’atto». La vera emergenza territoriale non è, per Agnola, lo sbarramento di Pinzano, «soluzione che ha fatto il suo tempo», bensì l’autostrada Cimpello-Sequals-Gemona, che oggi – conclude il consigliere - costituisce per le comunità affacciate sul medio corso del Taglianento e per la val d’Arzino una minaccia dalle dimensioni gravissime. (m.d.c)
da il Messaggero Veneto 15 febbraio 2012
Diga a Pinzano, tre sindaci sono sul piede di guerra Forgaria, idea già bocciata da tempo che ora torna inaspettatamente alla ribalta. Ordine del giorno congiunto anche con i primi cittadini della destra Tagliamento di Maura Delle Case FORGARIA. Nella Val d’Arzino non c’è stato il tempo per tirare un sospiro di sollievo da parte delle amministrazioni comunali che, accantonato il problema casse di espansione, hanno dovuto metterne a fuoco un altro, forse peggiore. Il documento di sintesi elaborato dal Laboratorio Tagliamento e approvato recentemente dalla giunta regionale rilancia infatti l’ipotesi progettuale di una diga a Pinzano, capace di contenere 18 milioni di metri cubi d’acqua. Un’opera più piccola di quella che ormai 30 anni fa aveva sollevato la popolazione locale, protagonista di aspre battaglie contro l’inviso sbarramento, ma ugualmente devastante secondo le amministrazioni comunali della zona che sono già sul piede di guerra. I tre sindaci Pierluigi Molinaro di Forgaria, Debora Del Basso di Pinzano e Vincenzo Manelli di Vito d’Asio si dicono a una sola voce «contrari a un’opera di questo tipo, già bocciata dalla storia e che per nessuna ragione deve essere ripescata oggi». In questi giorni tra i primi cittadini si sono susseguite telefonate di preoccupazione per la nuova prospettiva che pare, a quanti hanno un po’ di memoria storica, una presa in giro. Parola di Molinaro, che ricorda: «Le casse di espansione erano state proposte proprio in alternativa allo sbarramento e oggi mi pare del tutto fuori luogo che archiviando le casse si ripeschi un progetto morto e sepolto». Progetto che avrebbe una capacità d’invaso pari a 18 milioni di metri cubi d’acqua rispetto ai 30 delle casse. Comunque troppa, spiega ancora Molinaro, secondo il quale l’invaso, nell’eventualità di una piena, allagherebbe le due zone artigianali di Flagogna e Casiacco, le borgate di Pontaiba e Colle a Pinzano. Una sola piena – continua - e l’intera valle sarà distrutta». «Inutile – rilancia Manelli – che le aziende vengano a investire, inutile parlare di rilancio della montagna, se poi con due opere (l’altra è l’autostrada Cimpello-Gemona) si rischia di azzerare una valle. Siamo decisamente contrari all’ipotesi dello sbarramento, diga o traversa che dir si voglia. Non si deve intervenire a Pinzano, ma su un ponte-traversa a Dignano, che è visto favorevolmente dalla maggior parte dei Comuni e che, tra l’altro, risolverebbe al medesimo costo anche il problema viabilistico». I sindaci si propongono ora di elaborare un ordine del giorno congiunto da approvare nei rispettivi consigli, magari coinvolgendo anche San Daniele e Ragogna con i quali, soprattutto Forgaria, condivide interessanti progetti di sviluppo turistico. “Allo sbarramento siamo contrari per principio – conclude Del Basso – perché non si può proporre un’opera già bocciata anni fa. Ora agiremo in modo sinergico». ©RIPRODUZIONE RISERVATA
da il Messaggero Veneto 14 febbraio 2012
Lo sbarramento «lascia perplessi» Come alternativa alle casse sul Tagliamento ripescato un progetto già superato PINZANO Un maggiore intervento della Regione per le necessità quotidiane del territorio pinzanese e non soltanto quando si tratta di grandi opere: questa la richiesta del sindaco Debora Del Basso all’indomani della chiusura dei lavori del Laboratorio Tagliamento che hanno riportato d’attualità il progetto di interventi idraulici a valle della stretta di Pinzano, tra i quali quello della traversa. «Correttamente – ha spiegato la prima cittadina – il vicepresidente della Regione Luca Ciriani ci aveva anticipato le conclusioni del Laboratorio. Rimaniamo comunque perplessi: le casse d’espansione erano state proposte come alternativa allo sbarramento, anche grazie alla protesta popolare, e ora come alternativa alle stesse casse si torna a proporlo. In ogni caso Pinzano è considerato soltanto quando gli si vogliono imporre autostrade e dighe». Del Basso si riferisce sia alla viabilità sia alla sicurezza idraulica. «Abbiamo ancora situazioni che dal tempo del terremoto attendono di essere sistemate – ha aggiunto –: stiamo ripetutamente chiedendo all’assessore Riccardi un incontro, ma non abbiamo ancora ricevuto risposta. Il Laboratorio Tagliamento ha proposto interventi di rinforzo degli argini nel corso basso del fiume, ma anche qui da noi si potrebbe partire con una manutenzione delle opere idrauliche esistenti». Il documento del Laboratorio ha ricompattato il fronte dei Comuni rivieraschi della parte alta del fiume nell’opporsi alla traversa. Al gruppo composto da San Daniele, Ragogna, Forgaria, Dignano, Pinzano e Spilimbergo si è tornato ad aggiungere Vito d’Asio, che per esempio nella primavera del 2011 non era stato presente all’incontro tenutosi in municipio a Ragogna. I sindaci stanno progettando una serie di nuovi incontri, «anche con la cittadinanza – ha concluso Del Basso –, ai quali abbiamo invitato pure Ciriani che si è detto disponibile». Davide Francescutti ©RIPRODUZIONE RISERVATA
da il Messaggero Veneto 14 febbraio 2012 Latisana
«Tagliamento, ora serve una segnale forte» Il sindaco Benigno sulla bocciatura delle casse d’espansione: subito opere di laminazione LATISANA Il sindaco di Latisana ci ripensa: dopo le parole accomodanti di domenica, oggi chiede alla Regione «un segnale forte, un cambio di rotta rispetto all’immobilismo sinora perpetrato, perché non abbiamo più il tempo di aspettare». Lo scrive in una nota dove parla della recente bocciatura delle casse di espansione, «una riapertura della questione su quale sia l’opera migliore per la laminazione delle ondate di piena sul fiume Tagliamento - scrive Salvatore Benigno - la sicurezza di Latisana si avrà solamente con la realizzazione anche delle opere di laminazione a monte così come previsto dal Piano Stralcio costantemente disatteso in questi ultimi decenni. Do per scontato che ora, dopo il pronunciamento della Giunta regionale, si dia il via anche alla realizzazione delle opere di sicurezza a monte, i progetti di massima e le soluzioni tecniche come quella di Pinzano, sono stati sufficientemente studiati proprio dal Laboratorio Tagliamento e posti come soluzione principale. E le risorse finanziarie, se c’è la volontà politica, si trovano. Purtroppo le reazioni delle associazioni ambientaliste e di alcuni colleghi sindaci lasciano poco spazio a soluzioni condivise: già si sono levati gli scudi del no preconcetto a prescindere». Commentando la delibera approvata venerdì dalla Giunta il capogruppo di Un’altra Latisana, Roberto Cicuto, scrive: «E’ è la riprova se ce n’era ancora bisogno che la Regione da quasi 50anni prende in giro Latisana e i suoi abitanti. Pima la diga di Pinzano, poi le casse, ora la barriera di Dignano, tutto sempre certificato da studi tecnici non importa se regolarmente in contrasto fra loro. Rileviamo purtroppo un’amara realtà dimostrata dai fatti e cioè che i personalismi hanno isolato il nostro comune e indebolito la sua forza contrattuale nei confronti della Regione, mentre i comuni del medio e alto Tagliamento seppur in termini egoistici hanno saputo far squadra e ottenere sempre quello che volevano. Accontentiamoci – conclude Cicuto - almeno di ottenere gli argini rinforzati e persa ormai ogni speranza nei politici “amici” della Regione affidiamoci pure al buon Dio». (p.m.)
da il Messaggero Veneto 12 Febbraio 2012 I COMITATI DEL MEDIO CORSO «Ascoltati, ma la battaglia non è ancora finita»
Preoccupa la possibilità della diga di Dignano: «Una soluzione che è forse peggiore» DIGNANO Il tramontare dell’ipotesi relativa alle casse di espansione non corrisponde per i comitati ambientalisti a una vittoria e se contro le opere idrauliche il fronte del “no” è rimasto compatto per lunghi anni, oggi le alternative evidenziate dal laboratorio sembrano aver rotto quest’unità di vedute. C’è chi, come il presidente onorario di Acqua, Renzo Bortolussi, minaccia di portare la Regione in Procura, «perché non è possibile ignorare quanto già stabilito da studi “vecchi” quasi 30 anni e costati fior di milioni alle casse pubbliche», e chi, come Franca Pradetto, leader del sodalizio “Assieme per il Tagliamento”, guarda invece con preoccupazione al domani e in particolare all’eventualità di una traversa laminante a Dignano, «soluzione – dice – forse peggiore delle casse». Insomma, per gli ambientalisti il via libera che la Regione ha dato al rapporto finale del Laboratorio Tagliamento non è abbastanza. Non per Bortolussi, che anzi solo un paio di mesi fa aveva diffidato la giunta Tondo dall’approvare il documento poiché secondo lui non teneva conto di diversi aspetti segnalati nel tempo sia dai comitati che da precedenti studi. «La Regione ha voluto andare avanti ugualmente, fregandosene anche del fatto che sulla questione casse si dovrà esprimere il Tribunale superiore delle acque di Roma – continua Bortolussi . Franca Pedretto si scaglia dall’alto contro i sindaci dei Comuni del medio corso che in passato si erano detti disposti a valutare la soluzione del ponte laminatore, presa in considerazione pure dal tavolo tecnico istituito dalla Regione. «Vogliono avere il ponte – dichiara Pradetto – solo per risolvere un problema viario, senza considerare invece i problemi che creerebbe al fiume un’opera che ha tutti i crismi di una diga». «Un ponte di questo genere avrebbe un impatto molto peggiore delle casse. L’ipotesi progettuale parla infatti di uno sbarramento lungo circa due chilometri e di argini alti anche otto metri, necessari per evitare l’esondazione del fiume. Questo – conclude la presidente di “Assieme per il Tagliamento” – significa svendere il territorio». Maura Delle Case
DOMENICA, 12 FEBBRAIO 2012 Pagina 57 - Provincia I SINDACI DELLA COLLINA
«Non ci basta una delibera vogliamo conferme da Roma»
DIGNANO Dopo lunghi anni di barricate contro le casse di espansione, i sindaci dei Comuni interessati dalle invise opere idrauliche non si accontentano di una delibera della giunta regionale, ma attendono conferme da Roma. “Finché non ci sarà un decreto del presidente del consiglio che recepisce le modifiche al piano stralcio – dice il primo cittadino di Dignano, Giambattista Turridano – l’iter delle casse di espansione resta in piedi. La nostra posizione? Di grande attenzione (per non dire allerta) specie rispetto alle alternative, che ora dovranno essere approfondite». In cima alla lista c’è un nuovo sbarramento a Pinzano, meno oneroso di quello aspramente combattuto dalla popolazione 30 anni fa ma, ugualmente inviso alla gente e alle amministrazioni comunali. «Guarda caso però se ne parla, mentre si dimentica di citare la soluzione caldeggiata da noi sindaci – continua Turridano – vale a dire quella del canale scolmatore che da prima di Latisana potrebbe portare le acque nella laguna di Marano. Unica nota positiva a conclusione dei lavori del Laboratorio Tagliamento è che i 40 milioni destinati alle casse saranno subito messi in cantiere per interventi sugli argini a sud di Latisana». Prudente anche la posizione del collega di Ragogna, Mirco Daffarra: «Quel che oggi sappiamo finalmente con chiarezza – dice – è che alle casse esistono delle alternative. Le chiedevamo dal ’99. Si tratta già di un grande risultato. Da qui però la strada è ancora lunga. Prendiamo atto che il tavolo tecnico ha suggerito di fare subito i lavori nella Bassa. Attendiamo però di capire per quale soluzione alternativa propenderà l’autorità di bacino». (m.d.c.)
DOMENICA, 12 FEBBRAIO 2012 Pagina 57 - Provincia
Latisana: senza “casse”, vittoria a metà
Il Laboratorio ha bocciato la soluzione attesa, ma il sindaco non dispera: ora vanno avviati subito lavori sugli argini LATISANA «L’approvazione da parte della Regione del rapporto finale del laboratorio Tagliamento conferma la richiesta da noi sostenuta da anni, ovvero la necessità di realizzare a monte del fiume delle “traverse laminanti”, indicate come la soluzione principale al posto delle casse di espansione sostenute a suo tempo proprio dai sindaci dell’Alto Friuli quale soluzione con maggiore consenso sociale. Quello approvato venerdì – precisa il sindaco di Latisana, Salvatore Benigno - è comunque un accoglimento parziale di quanto richiesto dal nostro consiglio comunale al vicepresidente Luca Ciriani, in quanto abbiamo sempre sostenuto la contestualità delle opere di laminazione a monte con la prosecuzione della diaframmatura degli argini a sud del centro abitato di Latisana». Le conclusioni del laboratorio Tagliamento approvate dalla Giunta regionale venerdì mettono infatti in primo piano la necessità di effettuare «in primis i lavori di rinforzo degli argini del Tagliamento nel suo tratto finale, compreso il canale Cavrato, per renderli idonei al transito di una maggiore portata, causata da eventuali piene. Per quanto riguarda l'infrastruttura a monte – si leggeva ieri in una nota ufficiale della Regione - delle varie soluzioni analizzate viene confermato che la stretta del Tagliamento a valle di Pinzano risulta il tratto di fiume più adeguato sul quale agire per evitare le esondazioni a Latisana. Il laboratorio Tagliamento ha preso atto anche della soluzione maggiormente sostenuta dalle comunità locali per la quale è stato raccomandato uno studio di fattibilità - cita ancora la nota della Regione - una traversa laminante con un ponte all'altezza di Dignano che deve però essere ulteriormente approfondita in relazione ai potenziali effetti sull'ecosistema e sulla morfologia del fiume stesso». «Le opere di laminazione costituiscono l’unica vera garanzia preventiva contro future e disastrose esondazioni del basso corso del fiume Tagliamento – commenta ancora il sindaco Benigno - che tale opera sia posta alla stretta di Pinzano o al ponte di Dignano a noi non spetta dirlo, l’importante è che l’opera una volta realizzata garantisca la sicurezza idraulica di Latisana, il tutto con tempi certi che controlleremo attentamente, con scelte politiche rapide e concrete e con quadri economici sostenibili. La Regione si è finalmente espressa a riguardo». Paola Mauro
DOMENICA, 12 FEBBRAIO 2012 Pagina 57 - Provincia LE REAZIONI
L’opposizione: è il fallimento di tre governi di centro-destra LATISANA «Non siamo sorpresi dalla notizia perché il laboratorio Tagliamento è nato con il compito di affossare le casse d’espansione – ha detto ieri Orlando Fantin capogruppo del Centro sinistra – siamo davanti al fallimento di tre amministrazioni di Centro destra che per anni in un totale isolamento, senza coinvolgere il comprensorio o il vicino Veneto, ha pensato di poter giungere a una soluzione solo per il fatto che il sindaco di turno si chiamasse Moretti o Sette mentre i comuni del medio corso del Tagliamento hanno sempre fatto azione di lobby trovando ascolto in sede regionale». «Non possiamo accettare ancora tempi lunghi, né accontentarci dei lavori che verranno eseguiti a Latisana. E non possiamo nemmeno non sottolineare come il Pdl locale abbia utilizzato il Tagliamento a ogni campagna elettorale, pertanto ci aspettiamo che il sindaco reagisca in maniera forte – commenta il capogruppo e segretaria della Lega Nord, Maddalena Spagnolo – noi ci eravamo opposti al laboratorio perché le problematiche tecniche e politiche erano già state risolte con il piano stralcio che è legge dello Stato e avevamo chiesto che venissero attuati tutti i lavori ivi. Il piano era abbondantemente finanziato ma, come ha confermato l’assessore Ciriani, i soldi nel corso degli anni sono diminuiti sino a raggiungere l’attuale somma che consente di effettuare solamente i lavori nel nostro territorio». «La scelta di proseguire con i diaframmi a sud dell’abitato c’era già, siamo al terzo stralcio di intervento, ma senza le opere a monte non c’è la tranquillità da una futura esondazione e poi – sottolinea il capogruppo de Il Paese, Francesco Ambrosio – i diaframmi agli argini non aumentano la portata idraulica come sostiene la Regione ma sono opere complementari a quelle di laminazione inserite nel piano stralcio, legge dello Stato, i cui tempi di attuazione sono abbondantemente scaduti». (p.m.)
DOMENICA, 12 FEBBRAIO 2012 Pagina 57 - Provincia CRONISTORIA INFINITA
Dai morti nel 1965 alla nascita dello sbarramento a monte LATISANA Una storia infinita, lunga quasi mezzo secolo quella di Latisana e del “pericolo” Taglimaneto. 2 settembre 1965 11 morti, 8 mila persone evacuate e una prima stima di danni pari a 7 miliardi di lire, oggi rivalutati a circa 72 milioni di euro (dato Istat). Quattordici mesi dopo, 4 novembre 1966, 4 morti, un cliché della prima alluvione per danni e persone costrette a lasciare le proprie abitazioni. Nei successivi quarantacinque anni il fiume Tagliamento è stato sicuramente il più studiato. 1966/1968 Viene istituita la prima commissione di indagine per gli interventi nel settore idrogeologico della regione Friuli Venezia Giulia, commissione Ramponi dal nome suo presidente. 1972/1974 Durante questo biennio il gruppo di lavoro per l’esame dei problemi della sistemazione idraulica del bacino idrografico del fiume Tagliamento fra la regione Veneto e il Friuli svolge le proprie indagini. Entrambe le prime due commissioni avevano individuato nella realizzazione di uno sbarramento alla stretta di Pinzano (progetto Zorzi) la soluzione ottimale. 1979/1982 La commissione regionale per l’esame della situazione idrogeologica del bacino del fiume Tagliamento presieduta da Giuseppe Machne, alla fine dei lavori produce il documento tecnico sul quale successivamente si sono basate le ulteriori considerazioni che hanno portato alla definizione del piano stralcio del bacino del fiume Tagliamento realizzato ai sensi della legge nazionale 183/89sulla difesa del suolo. 1997 Il comitato istituzionale dell’autorità di bacino approva il piano stralcio indicando la necessità di realizzare contestualmente il sistema di laminazione denominato casse d’espansione e la ricalibratura dell’alveo e del Cavrato. 2001 Il consiglio regionale respinge la petizione popolare contro le casse d’espansione e invita l’assessore competente a procedere rapidamente. (p.m.)
da il Messaggero Veneto 11 febbraio 2012
Laboratorio Tagliamento: la traversa torna di moda Spilimbergo, il progetto ha raccolto i maggiori consensi tra i 14 esaminati Approvato dalla giunta regionale il rapporto finale, dopo otto mesi di lavoro
SPILIMBERGO È arrivata alle battute finali la questione Tagliamento. La giunta regionale ha approvato ieri il rapporto finale del Laboratorio Tagliamento, il tavolo di lavoro che per più di otto mesi ha coinvolto istituzioni, enti locali ed esperti nell’analisi e definizione di una o più soluzioni alternative alle casse di espansione previste dal Piano stralcio per la difesa idraulica del medio e basso corso del fiume Tagliamento. Il lavoro. «Il lavoro effettuato dal Laboratorio Tagliamento è di grande valore e importanza per il nostro territorio - ha spiegato il vicepresidente Luca Ciriani - Non sono mancate le polemiche e i confronti serrati, ma l’obiettivo era proprio quello di sviscerare la questione e trovare un minimo comune denominatore in grado, oggi, di ripartire con convinzione». Le conclusioni mettono in primo piano la necessità di effettuare, in primis, i lavori di rinforzo degli argini del Tagliamento nel suo tratto finale, compreso il canale Cavrato, per renderli idonei al transito di una maggiore portata, causata da eventuali piene. «Si tratta – ha commentato Ciriani – di lavori immediatamente cantierabili, con finanziamenti già a disposizione». Le conclusioni. Per quanto riguarda l’infrastruttura a monte, delle varie soluzioni analizzate (14 quelle presentate) viene confermato dal Laboratorio che la stretta del Tagliamento a valle di Pinzano risulta il tratto di fiume più adeguato sul quale agire per evitare le esondazioni a Latisana. Il progetto che ha trovato maggiore, anche se non unanime, consenso è una rivisitazione dello storico piano delle casse di espansione progettando e realizzando una traversa che permetta di invasare 18 milioni di metri cubi di acqua (contro i 30 milioni previsti dalle storiche casse), per un costo previsto di circa 30 milioni di euro (contro gli oltre 90 milioni del progetto precedente). Il Laboratorio ha valutato positivamente anche ulteriori azioni integrative, quali la realizzazione di un nuovo canale scolmatore tra Ronchis e Latisana, e di un ulteriore scolmatore (da realizzarsi in galleria) degli affluenti Fella e Torre (rispettivamente a Resiutta-Chiusaforte e Tarcento). La traversa. Il Laboratorio ha preso atto anche della soluzione maggiormente sostenuta dalle comunità locali: l’ipotesi di una traversa laminante con un ponte a Dignano. Il progetto prevede un costo superiore stimato tra i 40 e i 45 milioni di euro per la realizzazione della traversa ai quali si sommano circa 23 milioni di euro per la realizzazione del ponte necessario a completare l’opera. Soluzione che dovrà essere ulteriormente approfondita in relazione ai potenziali effetti sull’ecosistema e sulla morfologia del fiume stesso. Guglielmo Zisa ©RIPRODUZIONE RISERVATA