TAGLIAMENTO Servono controlli
Messaggero Veneto 04 settembre 2010 - pagina 14 sezione: Pordenone
C’è
qualcuno a cui rivolgere una domanda sul Tagliamento? Se c’è, vi prego, si faccia sentire. Confesso da subito che sono tra quelli che professano da sempre un amore smisurato per il fiume Tagliamento, al limite del culto, quasi una dottrina. Ho trasmesso quest’autentica passione ai miei figli, che a loro volta la condividono con i loro amici e le loro conoscenze. Sulle rive del Tagliamento ci sono nato, a Cesarolo, in regione Veneto, mio padre per primo mi ha accompagnato da bambino immerso nelle sue acque inespugnate, figlie di una stagione forse irripetibile. Un paio d’anni fa ho lasciato quei luoghi e quel fiume già preda dei motoscafi, delle moto d’acqua, dello sci nautico, con le segnalazioni e le proteste alle autorità competenti, pressoché inascoltate, per trasferirmi in Friuli, nello splendido territorio di San Vito al Tagliamento, frequentando da subito quel miracolo ambientale che sono le sue grave. Non sto qui a ricordare la complessità dei biotopi presenti in quegli ambiti, il paesaggio strepitoso che si spalanca allo sguardo, la moltitudine di colori, la netta sensazione d’essere per davvero in un mondo a sé, in cui è doveroso entrare in punta di piedi, altri e da ogni parte d’Europa, sicuramente meglio di me hanno detto. Ma qui tutto l’anno e particolarmente nei mesi estivi, dove i trascorsi pasoliniani riecheggiano maggiormente, mentre la comunità degli uomini si gode l’assoluta unicità di questi luoghi, prendendo il sole, giocando con i propri figli o semplicemente leggendo un libro, un’orda di nuovi barbari scorrazza in lungo e in largo, dentro e fuori l’alveo del fiume con jeep e fuoristrada di ogni fatta e motociclette a quattro e due ruote che impazzano nei viottoli dei campi, dei boschi, all’interno delle golene senza rispetto alcuno, né dell’ambiente naturale né dei poveri bipedi sparsi lungo il girovagare del Tagliamento. Queste torme di assatanati hanno veicoli con targhe principalmente italiane, ma anche austriache, cecoslovacche, francesi, vengono qui con l’adrenalina in corpo e gli ottani nel sangue, consapevoli dell’ebbrezza che può dare un comportamento selvaggio, al limite del sacrilego e che magari altrove comporterebbe una dura sanzione. Ora, da noi, a ben guardare, pare non esista una sufficiente cultura civica o spirito etico o quella semplice forma di rispetto che è fondamento di ogni società. Del resto, basta osservare le stradine ghiaiose all’interno delle grave stracariche di immondizie e rifiuti di ogni tipo per averne una triste conferma. Solo ieri un fuoristrada è sfrecciato pericolosamente a una manciata di metri da un gruppo di bambini che giocavano in acqua, schizzando sassi ovunque, quando il genitore d’uno di questi ha prontamente segnalato il fatto e il numero di targa ai Carabinieri, candidamente s’è sentito rispondere che non potevano farci nulla. La Polizia municipale non può farci nulla poiché è territorio demaniale, le Guardie forestali, data la loro esiguità (non siamo in Calabria) oggettivamente non possono farci nulla, pertanto vige ancora una volta la regola non scritta, ma quotidianamente riscontrabile che in questo paese gli arroganti e i prepotenti la fanno da padroni. Ora mi chiedo se non sia davvero giunto il momento di affidare il controllo giuridico e amministrativo ai Comuni di tutto il proprio territorio, comprese quelle zone franche esposte a ogni lordura che sono le aree demaniali. Senza dimenticare che in Regione le disposizioni e la definitiva regolamentazione (normativa e sanzionatoria) dell’uso dei terreni all’interno degli argini dormono da tempo il sonno degli ingiusti. C’è qualcuno a cui rivolgere una domanda sul Tagliamento? Se c’è, vi prego, si faccia sentire.
Francesco Indrigo
San Vito al Tagliamento