ASSIEME PER IL TAGLIAMENTO
ASSOCIAZIONI e COMITATI DICONO
NO ALLE CASSE DI ESPANSIONE!
sul Fiume Tagliamento
Le casse di espansione
Rassegna stampa 1998 -1999 -
2000 -2001 -2002 -2003 - 2004 - 2005 - 2005-1 -L'ambiente naturale
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COSA SONO LE CASSE di ESPANSIONE?
Le "casse di espansione" sono opere di difesa idraulica del medio e basso corso del Fiume Tagliamento considerate prioritarie dalla Regione Friuli.
Comuni interessati dai lavori contrari alle opere:
Ragogna, Dignano, Pinzano, Spilimbergo e S. Daniele.
Nel dettaglio (testo tratto dal piano stralcio 1996-1998): Le casse di espansioneNell'ambito delle attività della Commissione Machne è stata esaminata anche la proposta di laminare le piene del Tagliamento con casse di espansione da realizzarsi a valle della stretta di Pinzano, in golena destra, tra Pinzano e Spilimbergo.
La proposta prevedeva la realizzazione di sei casse d'espansione, collegate in cascata attraverso sfioratori superficiali, per una superficie complessiva pari a circa 1570 ettari ed un volume utile di circa 37 milioni di metri cubi. La realizzazione delle casse avrebbe portato alla restrizione dell'alveo attivo del Tagliamento a circa 800 m. L'opera di presa era costituita da una soglia fissa posta a quota alveo, normale alla corrente, larga circa 120 m, e da una soglia mobile che attraverso quattro paratoie a settore immetteva direttamente nella prima cassa. L'insieme di opere avrebbe consentito di laminare le onde di piena con tempo di ritorno di 500 anni, a 4.500 mc/s.
Ricostruzione in scala sul territorio della prima cassa prevista secondo il progetto attuale.
Il pregio di questo tipo di opera è costituito dal fatto che l'immissione regolata mediante opere elettromeccaniche consente, in teoria, di decapitare le piene a partire dal momento in cui la portata in arrivo supera la portata massima ammissibile a valle delle opere. Tuttavia va evidenziata la difficoltà di valutare la portata in transito, e quindi l'istante di inizio delle operazioni di invaso nelle casse d'espansione, nonché il fatto che essendo il funzionamento dell'opera regolato da organi elettromeccanici, un'eventuale mancanza di energia elettrica o un fuori servizio delle apparecchiature in situazioni di emergenza possono compromettere il funzionamento del sistema di moderazione dei deflussi. Tale soluzione non fu presa in considerazione in quanto la Commissione ritenne "che le casse di espansione proposte non costituissero una valida alternativa allo sbarramento di Pinzano".
(testo tratto dal piano stralcio 1996-1998)L'area delle tre casse di espansione-laminazione previste dal progetto:
1) ha 240
2-3) ha 430
Casse d'espansione: breve ricostruzione della vicenda
a cura di Nicoletta Toniutti WWF European Alpine Programme
tratto dalla pubblicazione:
- Ramintrecciati edita dal WWF Italia
Il dibattito attuale intorno alla questione delle opere di difesa idraulica del medio e basso corso del Tagliamento prende avvio In seguito alle alluvioni del 1965 e del 1966, quando il fiume ruppe gli argini artificiali con allagamenti a Latisana e in numerosi altri centri della bassa friulana, provocando 14 morti e oltre 5.000 persone senza tetto.In quella congiuntura drammatica sembrò necessario costruire un quadro di conoscenze soddisfacente delle problematiche idrauliche relative al fiume , e si procedette ad istituire la "Commissione interministeriale per lo studio della sistemazione idraulica e della difesa del suolo" (Commissione De Marchi - Sottocommissione per il bacino del fiume Tagliamento) e &endash;successivamente- il "Gruppo di lavoro per l'esame dei problemi della sistemazione idraulica del bacino idrografico del fiume Tagliamento".
Una ulteriore commissione (Commissione Machne &endash; Maione)venne istituita dalla Regione F.V.G. nel 1979, sempre con il compito di esaminare i problemi idrogeologici del fiume. Le risultanze del lavoro di questa ultima Commissione sono riportate in due distinte relazioni: una di maggioranza (dicembre 1982) e una di minoranza (gennaio 1983). Entrambe si interrogano sull'opportunità di realizzare le opere indicate dalla Commissione De Marchi che prevedeva la costruzione di uno sbarramento all'altezza della stretta di Pinzano e il potenziamento del canale scolmatore Cavrato. Mentre la relazione di maggioranza ritiene non sufficiente la realizzazione dello sbarramento all'altezza di Pinzano e propone il realizzo di ulteriori interventi (tra cui le casse di espansione) in modo da far defluire una maggiore portata a valle di Latisana, la relazione di minoranza (Comunità Montane) boccia l'ipotesi dello sbarramento e indica la necessità della creazione di un "piano di bacino" per studiare la concreta fattibilità di casse di espansione e di bacini montani.
Contro la realizzazione dello sbarramento sulla stretta di Pinzano si costituisce nel 1982 il Comitato Permanente di Opposizione allo Sbarramento di Pinzano con lo scopo di sensibilizzare l'opinione pubblica contro la realizzazione dell'opera.
Di fatto nulla di operativo accade fino all'estate del 1996 quando la Segreteria tecnico-operativa dell'Autorità di bacino presenta il "Piano stralcio per la sicurezza idraulica del Medio e Basso corso del Tagliamento". Lo strumento viene approvato dal Comitato tecnico nella seduta del 6 febbraio 1997 ed adottato dal Comitato Istituzionale, come prescritto dalla legge 183/89, nella seduta del 15 aprile 1998, dopo che le regioni e la conferenza stato-regioni avevano formulato i pareri di competenza.
A sua volta la Regione Friuli Venezia Giulia delibera parere favorevole al Piano in data 3 ottobre 1997 .
Alla fine del 1998 viene indetto dalla Regione Friuli un concorso di progettazione con procedura ristretta per l'affidamento dell'incarico della progettazione definitiva ed esecutiva, articolata per stralci funzionali, delle opere di laminazione delle piene nel medio corso del fiume Tagliamento.
Con il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri denominato "Approvazione del piano stralcio per la sicurezza idraulica del medio e basso corso del Tagliamento", viene recepito il Piano stralcio dell'Autorità di Bacino di Venezia, approvato e, almeno parzialmente, finanziato. La realizzazione delle casse di espansione sembra più vicina.
Nel frattempo, legata ai vari eventi alluvionali (in Campania, Calabria e Valle d'Aosta) la normativa a difesa del suolo si arricchisce e così la strumentazione prevista allo stesso scopo; i Piani di Assetto Idrogeologico (P.A.I.) dovrebbero essere approvati entro la fine del 2002 e definire vincoli precisi (secondo i criteri nazionali di Sarno e Soverato) al piano regolatore dei comuni a rischio alluvione (tra cui Latisana) in attesa delle opere strutturali previste dai piani di bacino.
Questa eventualità genera una serie di proteste da parte della municipalità latisanese che mobilita cittadini, assessori regionali e parlamentari per chiederne la sospensione e per accelerare i tempi di messa in sicurezza del fiume, ottenendo, da parte della Regione, un posticipo a fine gennaio 2003 sull'approvazione del P.A.I.. In effetti lo strumento sarà approvato solo nella primavera del 2004.
Il problema centrale del pericolo di esondazione del Tagliamento torna di attualità e con esso le casse di espansione che la Regione considera, a questo punto, progetto prioritario.
I comuni interessati dai lavori (Ragogna, Dignano, Pinzano, Spilimbergo e S. Daniele) si dichiarano contrari ad un progetto ritenuto di elevato impatto e chiedono di venire interpellati per valutare delle alternative possibili cercando l'aiuto e il coinvolgimento delle associazioni ambientaliste.
L'appello dei sindaci viene raccolto dal WWF che a metà febbraio 2003 consegna una petizione firmata da 700 esponenti della comunità scientifica internazionale, convinti che le casse di espansione non siano una soluzione al problema, anche secondo i dettami delle più recenti acquisizioni scientifiche.
Inoltre la realizzazione dell'opera andrebbe ad intaccare il S.I.C. "Greto del Tagliamento" (sito di interesse comunitario, tutelato ai sensi della Direttiva Habitat 92/43 CEE ), alterando l'equilibrio dinamico di uno dei pochi corsi d'acqua in Europa dotato ancora di importanti caratteri di naturalità e provocandone l'artificializzazione.
L'obiettivo del WWF è la redazione di uno studio preliminare teso a ricercare delle possibili alternative al progetto regionale che salvaguardi le popolazioni a rischio alluvione mantenendo però il più possibile integra l'ecologia del fiume. Il 28 ottobre 2003 il WWF presenta uno studio esplorativo che prevede la realizzazione di bacini di laminazione più a valle, vicino a Latisana, con un impatto economico, sociale e ambientale ritenuto più vantaggioso rispetto alla realizzazione delle casse a Pinzano.
Nei primi mesi del 2004 giunge notizia che la Regione F.V.G. è in procinto di approvare il progetto relativo alle casse di espansione. Dura la reazione degli amministratori contrari al progetto, che, a questo punto, chiedono a gran voce un coinvolgimento diretto nel processo decisionale.
La risposta arriva dall'assessore regionale all'ambiente, alla protezione civile e ai lavori pubblici Moretton che si impegna ad incontrare tutti i sindaci interessati per cercare una soluzione condivisa e definire una variante del Piano Stralcio.
In una prima riunione, che vede intervenire l'Autorità di Bacino dell'Alto Adriatico, la Regione e i comuni coinvolti, viene discussa l'ipotesi di concludere la gara d'appalto per le casse e di partire con la progettazione, per il momento di una sola cassa, e intanto effettuare delle rilevazioni di impatto ambientale, con la promessa di creare un percorso di collaborazione e co-decisione tra i soggetti chiamati a discutere per valutare delle alternative possibili alle casse rimanenti.
Il prof. Todini dell'Università di Bologna, che ha curato lo studio per il WWF, interviene nel dibattito per sottolineare due elementi che considera centrali: l'opportunità di prevedere delle casse verso l'area critica di Latisana (invece che più a monte) e l'urgenza di dotarsi di un adeguato sistema di previsione di piena.
Lo studio, tuttavia, incontra la contrapposizione da parte della Regione. In particolare si ritene che l'ipotesi alternativa proposta sia carente dal punto di vista idraulico anche se porta all'attenzione una serie di obiettivi di salvaguardia ambientale che andranno assunti comunque a guida dell'intervento. Per queste ragioni si continuerà a perseguire il progetto iniziale come unica soluzione attualmente valida.
La bocciatura dello studio alternativo presentato dal WWF acutizza la spaccatura tra i comuni rivieraschi, nettamente divisi tra favorevoli e contrari alla realizzazione delle casse, gli uni invocando il sempre presente rischio di alluvione e la sicurezza delle popolazioni, gli altri la salvaguardia di un territorio di pregio tutelato da norme internazionali.
A fronte di questa situazione nuovamente conflittuale, la Regione F.V.G. in data 8 luglio 2004 istituisce, con il Decreto n° 18/2004/DIR, un gruppo di lavoro interdirezionale per l'esame delle valutazioni preliminari di impatto ambientale e di incidenza relativamente alle opere di laminazione delle piene del medio corso del fiume Tagliamento.
Al tempo stesso gli enti locali del medio corso si attivano anche a livello legale e, verso la metà di agosto 2004, presentano un ricorso al Tar di Trieste chiedendo che vengano messi al vaglio degli ipotetici vizi di forma nella procedura di assegnazione della gara di appalto per la progettazione esecutiva delle opere di difesa idraulica.
L'11 ottobre 2004 i sindaci componenti il comitato per la difesa del Tagliamento si riuniscono a Latisana incontrando il vicepresidente della Giunta regionale ed Assessore all'Ambiente, Gianfranco Moretton , il segretario generale dell'Autorità di bacino Antonio Rusconi , e Enea Giuliani per il Magistrato alle acque.
L'obiettivo è fare il punto della situazione in merito alle casse di espansione, valutare l'esistenza di possibili progetti alternativi oltre che i lavori necessari per rialzare il ponte della ferrovia nei pressi di Latisana e permettere così il passaggio, in quel punto, fino a 4000 mc/s d'acqua, così come previsto dal Piano Stralcio.
A novembre 2004 viene resa pubblica la relazione del gruppo di lavoro istituito a luglio dalla Regione redatta dal coordinatore arch. Tallandini .
La relazione evidenzia come la considerazione di ricadute ambientali conseguenti all'eventuale realizzazione delle casse di espansione sia insufficiente e sottolinea la necessità di definire un programma articolato di iniziative in grado di porre accanto alla sicurezza idraulica il mantenimento e la cura delle alte valenze ambientali dei siti in questione.
Tale programma dovrebbe prevedere le seguenti componenti: Piani di gestione dei S.I.C.; riesame del Piano stralcio per la Sicurezza Idraulica (inclusa la valutazione di possibili soluzioni alternative a quella prevista); la limitazione al prelievo di materiale dall'alveo; un piano di manutenzione del fiume.
In ogni caso, nell'ambito dell'avvio dei procedimenti di Valutazione di Impatto e di Incidenza Ambientale, la ricerca di soluzioni alternative dovrà considerare il problema della sicurezza per le popolazioni del latisanese come prioritario.
Allo stato attuale delle conoscenze il Gruppo di Lavoro ritiene che il progetto delle casse d'espansione comporterà impatti negativi significativi sul S.I.C., tali da generare un elevato rischio per la sua integrità, e la possibile perdita irreversibile di habitat di grande pregio. Se non fosse in alcun modo possibile una scelta alternativa in grado di preservare da incidenze negative i siti di importanza comunitaria, sarebbe necessario informare e documentare la Commissione Europea sui vari passi compiuti e dare avvio alla realizzazione del progetto solo dopo aver individuato e dato inizio a concrete ed adeguate misure compensative.
Vedi anche la tesi del prof. Todini dell'Università di Bologna, che ha curato lo studio per il WWF e altre relazioni.