Associazione Assieme per il tagliamento
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COMUNICATI STAMPA 2010
Gli ultimi comunicati sono pubblicati in rassegna stampa dal 2013-2014
30-4-2010 “PROPOSTA ALTERNATIVA ALLE CASSE DI ESPANSIONE”
L’Associazione “Assieme per il Tagliamento” ha organizzato per venerdì 30 aprile alle h.20.45 nella sala municipale di Dignano, una serata di informazione per parlare della proposta, che negli ultimi tempi si stà delineando e diffondendo ampiamente, come possibile alternativa alle casse di espansione.
Questo studio se venisse adeguatamente approfondito sul piano tecnico, sarebbe in grado di mettere a riparo le persone che vivono nel basso corso del fiume, che messe a dura prova durante l’eccezionale evento di piena avvenuta nel 1966, chiedono giustamente di essere messe in sicurezza, allontanare per sempre la possibilità che le casse vengano realizzate e mantenere integro un patrimonio fluviale oramai unico
L’incontro organizzato in collaborazione con Legambiente ha lo scopo di proporre un metodo di lavoro condiviso, promuovendo un percorso partecipativo dell'intera comunità del fiume che si confronta con le conoscenze tecniche e scientifiche.
Alla serata parteciperà il Consigliere Regionale Paolo Menis e il Presidente Regionale di Legambiente.
14-3-2010 “IL TAGLIAMENTO FIUME DA AMARE E RISPETTARE”
Il sodalizio tra la Pro Loco di S.Paolo, l'Ass.ne Assieme per il Tagliamento, e il Comune di Morsano al Tagliamento, hanno dato vita ad un grande e ambizioso progetto dedicato al Tagliamento. A questo splendido fiume, che custodisce un patrimonio naturale unico, è stato dedicato un film mai realizzato finora, che andrà in scena in prima serata a Dignano, con il patrocinio del Comune e della Comunità Collinare, il 27 marzo alle 20.30, ingresso gratuito, presso la sala teatro dell'asilo comunale e il 17 aprile a Morsano al Tagliamento e il 25 aprile a S.Paolo di Morsano, la serata sarà presentata dal regista Tonino Anestesia.
"Tagliamento fiume da amare e rispettare", Nomen omen, dicevano gli antichi, nel nome è racchiuso il destino delle cose.
Così, nel titolo, è racchiusa l’essenza e lo scopo di questo nuovo progetto sul Tagliamento, culla di comunità e casa per le creature che ancora riescono a sopravvivere alla cività ipertecnologica: Un tesoro, appunto, innanzitutto da conoscere per non poter poi fare a meno di amare e proteggere ad ogni costo.
E solo dalle genti che abitano lungo le sue sponde e lo vivono pienamente poteva nascere l’impulso irrefrenabile di condividerne le bellezze, per fermarsi un attimo a contemplarne l’armonia a riconoscerne il delicato equilibrio che caratterizza questo habitat naturale ove convivono miriadi di specie animali e vegetali (che ormai sembrano esistere solo nei libri) in uno scenario incantato.
Così, giorno dopo giorno, Martinis Archimede, naturalista, e l’amico Rino della Bianca, fotografo e cineasta, ambedue di San Paolo al Tagliamento, hanno racchiuso buona parte di questo tesoro in decine di foto e riprese, effettuati in anni di appassionato girovagare lungo le sponde e dai quali è stato selezionato un filmato, commentato dalla poetica voce di Licio De Clara, completano un opera che è disponibile anche in friulano.
Incollati allo schermo per un’ora e contemplare panorami mozzafiato, in cui danzano caprioli, volpi, cinghiali, tassi ma anche gru e cigni e altri uccelli di cui il Tagliamento costituisce tappa essenziale nelle rotte migratorie e poi olmi, carpini centenari sotto i quali sbocciano orchidee di rara bellezza (di cui una “scoperta” proprio dal nostro Archimede) fino agli insetti che animano i sassi e le sabbie del greto.
Esso ci mostra anche scorci di storia del Tagliamento, da sempre fonte di sostentamento per le comunità e un fiume ora “vissuto” dall’uomo che vi scopre un senso di serenità e capacità rigeneratrici uniche e tali da attirare, ad ogni estate, migliaia di bagnanti.
I promotori del progetto intendono estendere l'opportunità di far vedere queste meraviglie a tutte le genti dei Comuni rivieraschi, e alle scuole, allo scopo di rendere tutti più consapevoli del tesoro in cui vivono e della necessità di “amarlo e rispettarlo” hanno commentato all’unisono i fautori dell’iniziativa, “e questo non è poco, in tempi in cui si ritorna a parlare di casse di espansione e commissariamenti. E chissà che un giorno non si possa inaugurare il Parco del Tagliamento”. Già, sarebbe proprio bello..
Un percorso impegnativo per il sodalizio che spera nella collaborazione di Comuni e Associazioni, disponibilità, che al dire di Franca Pradetto, presidente dell'Ass.ne Assieme per il Tagliamento, non è mai mancata e per la quale l'Associazione coglie l'occasione per ringraziare. Per informazioni cell 3286383526
8-3-2010 TAGLIAMENTO, ESTRAZIONE E SCOMPARSA DEI LITORALI
Il passaggio dal pensiero unico sulle casse di espansione, che sembrava essere il destino ormai segnato del Tagliamento, a un’applicabilità al fiume friulano di strategie di gestione fluviale di ingegneria innovativa, è stato al centro degli argomenti trattati da esperti di sistemi fluviali di fama mondiale, invitati dalla associazione “Assieme per il Tagliamento” in occasione del convegno “Gestioni fluviali a confronto - Proposte per il Tagliamento”. Un’occasione da non perdere per affrontare in modo risolutivo l’annoso problema della messa in sicurezza del fiume, se solo ci fosse stata la volontà di affrontare e recuperare il tempo perduto. Confrontando esperienze e studi eseguiti su differenti fiumi, gli studiosi hanno dimostrato come regimazioni, manufatti ed estrazioni di ghiaia eseguiti dall’uomo senza alcuna pianificazione impediscano il normale decorso dell’acqua e possano provocare un aumento notevole del rischio alluvionale. In apertura dei lavori, il governo regionale aveva fatto sapere, tramite del suo assessore all’ambiente Vanni Lenna, che «c’era la ferma volontà di trovare soluzioni alternative alle famigerate casse e di essere pienamente disposta al confronto, per discutere dell’argomento con tutte le parti interessate». Fra gli intervenuti l’illustre professor Klement Tockner, direttore e professore ordinario di Ecologia fluviale alla Freie Universität a Berlino, che ha ribadito la rilevanza ecologica del fiume Tagliamento all’interno di un contesto europeo e ha fatto notare che il Tagliamento, fiume a cui lo scienziato dedica da anni parecchi dei suoi studi, possiede un ecosistema unico, perché può ancora vantare la caratteristica più preziosa e cioè di essere ancora in condizioni abbastanza naturali. L’aspetto di un sistema naturale – afferma lo scienziato – è composto sempre da più parti, quella culturale, dell’habitat e quella della biodiversità, che sono multiplurifattoriali. Questo equilibrio è molto sensibile e delicato e qualsiasi azione messa in atto dall’uomo lo può cambiare in maniera definitiva e irreversibile. Una gestione sostenibile, come preservare sedimenti e processi geomorfologici dove funzionano, è riconosciuta come una priorità rispetto al ripristino di forme e processi, cosa invece molto difficile e costosa. Marco Tubino, preside della facoltà di Ingegneria dell’Università di Trento, dove è anche professore ordinario di Idraulica ambientale, definisce il Tagliamento un laboratorio naturale che dà l’opportunità di avere una visione aperta e integrata sulla dinamica di un corso d’acqua a rami intrecciati. Gli studi di ingegneria fluviale servono per orientare il sistema di gestione del fiume e a questo scopo a nord del ponte di Pinzano, sul monte di Ragogna e sul Monte Prat, ci sono delle fotocamere che monitorano costantemente il Tagliamento. Leggere l’evoluzione su scala temporale in tempo reale è molto importante, perché fornisce delle indicazioni rilevanti su tutta l’evoluzione morfologica del fiume. Misurando quegli indicatori si possono ottenere molte informazioni, indicazioni che dovrebbero servire a dare una risposta a quanto le direttive comunitarie oggi ci chiedono e cioè che i corsi d’acqua siano portati a uno stato di qualità ecologico, chimico, biologico e morfologico di buon livello. Dal punto di vista idraulico, quando un corso d’acqua è ristretto drasticamente, come succede nel basso corso del Tagliamento, la profondità dell’alveo cresce di molto. In questa condizione la corrente viaggia con molta più rapidità, la velocità dell’onda di piena è molto maggiore e il picco si mantiene più alto. È evidente che questo comporta un aumento di rischi e difficoltà nella gestione delle piene. Invece la presenza di un alveo molto largo, come nell’alto e medio corso del fiume, con la possibilità di accogliere grandi volumi d’acqua, permette una grande efficacia nel contenere e nel regolare gli eventi di piena, come anche la direttiva 2007 dice in maniera molto chiara. Nicola Surian, laureato in Scienze geologiche, ricercatore in Scienze delle Terra e Geomorfologia fluviale, si occupa principalmente di morfologia e dinamica degli alvei intrecciati e degli effetti degli interventi antropici sui sistemi fluviali e ha rilevato che l’alveo del Tagliamento negli ultimi 200 anni è stato ridotto del 50%, ma per quanto i corsi d’acqua a rami intrecciati siano estremamente dinamici hanno bisogno del loro spazio. Fino a quanto possiamo restringerlo? Quando cominciano a manifestarsi quei superamenti delle soglie che fanno cambiare radicalmente il comportamento del fiume? Il numero di canali intrecciati dipende direttamente dalla portata del fiume e dalla sua larghezza, Quindi entrambi questi parametri evidentemente sono quelli che controllano il sistema nella sua complessità. Qual è il comportamento naturale di un fiume a rami intrecciati? Ma certamente sapere che c’è una variabilità naturale del sistema ci consente anche di leggere con maniera più consapevole quelle che sono le modifiche morfologiche che vediamo nella storia del fiume. Dagli studi effettuati sul Tagliamento, Surian ha constatato come la morfologia del fiume, rispetto alle epoche scorse, sia molto variata. Ciò è dovuto alle escavazioni intensive per il prelievo di ghiaia, particolarmente nel tratto da Pinzano verso San Paolo e Madrisio, dove sono stati estratti parecchi metri di sedimenti dando origine a un abbassamento del fondo del fiume di quasi due metri. La conseguente restrizione della larghezza dell’alveo costituisce una consistente modificazione del comportamento del fiume, che ha generato danni a infrastrutture (ponti e strade), arretramento della linea di costiera, abbassamento della falda idrica, intrusione salina e danni all’agricoltura. Anche dal punto di vista ecologico le conseguenze sono negative, con un impoverimento degli habitat acquatici e riparali tale che sarà molto difficile che possano tornare al loro stato naturale. Il geologo Massimo Rinaldi, professore associato di Geologia applicata al Dipartimento di Ingegneria civile dell’Università di Firenze, afferma che per una gestione corretta del prelievo della ghiaia bisogna avere una visione unitaria dell’intero corso d’acqua, dalle sorgenti alla foce, per potere stabilire dei criteri. Il prelievo si rende necessario quando il tratto su cui si vuole operare è in deposito, non quando è in equilibrio o in erosione. Nonostante possa sembrare che nell’alveo del Tagliamento ci sia sovrabbondanza di sedimenti, nel tratto da Pinzano a Ronchis c’è stato in generale un marcato abbassamento del fondo e solo negli ultimi anni c’è stata una sedimentazione modesta e limitata ad alcuni tratti. Ciò significa che attualmente non ci sono le condizioni per motivare dei prelievi ulteriori. Il Tagliamento nell’alto e nel medio corso, in questo momento, sta recuperando sia in larghezza sia in sedimentazione, tanto che durante le intense e abbondanti piogge di Natale l’acqua è riuscita a espandersi tranquillamente in quasi tutta la zona golenale, che ha funzionato da cassa di espansione naturale. In seguito a ciò, nonostante l’intensità delle precipitazioni, il Tagliamento a differenza di altri fiumi non ha provocato danni. Quindi, conclude il professor Rinaldi, gli interventi da fare in questo momento su tutto il bacino idrografico devono puntare al riequilibrio di quei tratti di fiume che, modificati dalle nutrite estrazioni di inerti, hanno subìto delle trasformazioni rischiose per le dinamiche fluviali. Fare manutenzione al fiume non vuol dire asportarne la ghiaia, ma facilitare il processo di mobilizzazione dei depositi in eccesso per trasportarli là dove mancano. In questo modo sarebbe possibile ripristinare rapidamente le dinamiche di cui il fiume ha bisogno per recuperare il proprio andamento naturale, cosa che avviene normalmente in modo spontaneo, ma con tempi molto più lunghi. Continuare a prelevare irrazionalmente inerti dai corsi d’acqua (in particolare dal Tagliamento, dal Torre e dall’Isonzo) porta come sicura conseguenza all’erosione costiera. Infatti il limite delle spiagge è in costante equilibrio fra quanto è movimentato dal mare e quanto è trasportato dai corsi d’acqua. Se non c’è sufficiente apporto di sedimenti sulla costa, in quanto ghiaie e sabbie sono prelevate dagli alvei a centinaia di migliaia di metri cubi in base alle esigenze dei cavatori e non in base alle reali disponibilità naturali, ciò che ne consegue sarà la scomparsa dei litorali.
25-2-2010 IL TAGLIAMENTO NUOVAMENTE PRESO DI MIRA:
BANDO ALLE CASSE ADESSO SI VENDE GHIAIA PER FAR CASSA.
Il passaggio dal pensiero unico sulle casse di espansione, che sembrava essere il destino ormai segnato del Tagliamento, ad un applicabilità al fiume friulano di strategie di gestione fluviale di ingegneria innovativa, è stato al centro degli argomenti trattati da esperti di sistemi fluviali di fama mondiale, invitati dalla “Associazione Assieme per il Tagliamento” in occasione del convegno “Gestioni fluviali a confronto - Proposte per il Tagliamento”.
Un’occasione da non perdere per affrontare in modo risolutivo l’annoso problema della messa in sicurezza del fiume, se solo ci fosse stata la volontà di affrontare e recuperare il tempo perduto.
Scienziati provenienti da università fra le più prestigiose in Europa, confrontando esperienze e documentando studi compiuti sul Tagliamento, hanno messo a disposizione tutto il loro sapere per indicare soluzioni concrete, che sapessero coniugare la sicurezza dell'uomo con il rispetto per il territorio. Confrontando esperienze e studi eseguiti su differenti fiumi, gli studiosi hanno dimostrato come regimazioni, manufatti ed estrazioni di ghiaia eseguiti dall’uomo senza alcuna pianificazione, impediscano il normale decorso dell’acqua e possano provocare un aumento notevole del rischio alluvionale.
In apertura dei lavori, il governo regionale aveva fatto sapere, per tramite del suo assessore all’ambiente dott. Vanni Lenna, che “c’era la ferma volontà di trovare soluzioni alternative alle famigerate casse e di essere pienamente disposta al confronto, per discutere dell’argomento con tutte le parti interessate”.
Fra gli intervenuti l’illustre prof. Klement Tockner, direttore e professore ordinario di Ecologia Fluviale presso la Freie Universität a Berlino, che ha ribadito la rilevanza ecologica del fiume Tagliamento all’interno di un contesto europeo ed ha fatto notare che il Tagliamento, fiume a cui lo scienziato dedica da anni parecchi dei suoi studi, possiede un ecosistema unico, perché può ancora vantare la caratteristica più preziosa e cioè di essere ancora in condizioni abbastanza naturali. L’aspetto di un sistema naturale, afferma lo scienziato, è composto sempre da più parti, quella culturale, dell’habitat e quella della biodiversità, che sono multiplurifattoriali. Questo equilibrio è molto sensibile e delicato e qualsiasi azione messa in atto dall’uomo lo può cambiare in maniera definitiva, al punto da non poter più tornare indietro. Una gestione sostenibile, come preservare sedimenti e processi geomorfologici dove funzionano, è riconosciuta come una priorità rispetto al ripristino di forme e processi, cosa invece molto difficile e costosa.
L’ing. Marco Tubino, laureato in Ingegneria Chimica e dottore di ricerca in Idrodinamica presso l’Università di Genova, preside della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Trento dove è anche professore ordinario di Idraulica Ambientale, definisce il Tagliamento un laboratorio naturale che dà l’opportunità di avere una visione aperta ed integrata sulla dinamica di un corso d’acqua a rami intrecciati.
Gli studi di ingegneria fluviale servono per orientare il sistema di gestione del fiume ed a questo scopo a nord del ponte di Pinzano, sul monte di Ragogna e sul Monte Prat ci sono delle fotocamere che monitorano costantemente il Tagliamento. Leggere l’evoluzione su scala temporale in tempo reale è molto importante, perché fornisce delle indicazioni rilevanti su tutta l’evoluzione morfologica del fiume.
Misurando quegli indicatori si possono ottenere molte informazioni, ad esempio gli eventi di piena e il loro grado di modificare il fiume, indicazioni che dovrebbero servire a dare una risposta a quanto le direttive comunitarie oggi ci chiedono e cioè che i corsi d’acqua siano portati a uno stato di qualità ecologico, chimico, biologico e morfologico di buon livello.
Dal punto di vista idraulico, quando un corso d’acqua viene ristretto drasticamente, come succede nel basso corso del Tagliamento, la profondità dell’alveo cresce di molto. In questa condizione la corrente viaggia con molta più rapidità, la velocità dell’onda di piena è molto maggiore ed il picco si mantiene più alto. È evidente che questo comporta un aumento di rischi e difficoltà nella gestione delle piene.
Invece la presenza di un alveo molto largo, come nell’alto e medio corso del fiume, con la possibilità di accogliere grandi volumi d’acqua, permette una grande efficacia nel contenere e nel regolare gli eventi di piena, come anche la direttiva 2007 dice in maniera molto chiara.
Il dott. Nicola Surian, laureato in Scienze Geologiche, ricercatore in Scienze delle Terra e Geomorfologia Fluviale, si occupa principalmente di morfologia e dinamica degli alvei intrecciati e degli effetti degli interventi antropici sui sistemi fluviali.
L’alveo del Tagliamento negli ultimi 200 anni è stato ridotto del 50%, ma per quanto i corsi d’acqua a rami intrecciati siano estremamente dinamici, hanno bisogno del loro spazio. Fino a quanto possiamo restringerlo? Quando cominciano a manifestarsi quei superamenti delle soglie che fanno cambiare radicalmente il comportamento del fiume? Il numero di canali intrecciati dipende direttamente dalla portata del fiume e dalla sua larghezza, Quindi entrambi questi parametri evidentemente sono quelli che controllano il sistema nella sua complessità.
Qual è il comportamento naturale di un fiume a rami intrecciati
Ma certamente sapere che c’è una variabilità naturale del sistema che si manifesta su una distanza di circa tre larghezze su un km pari 3 basandosi su una larghezza di un km che è quella che ci consente anche di leggere con maniera più consapevole di quelle che sono le modifiche morfologiche che vediamo nella storia del fiume
Dagli studi effettuati sul Tagliamento, Surian ha constatato come la morfologia del fiume, rispetto alle epoche scorse sia molto variata. Ciò è dovuto alle escavazioni intensive per il prelievo di ghiaia, particolarmente nel tratto da Pinzano verso San Paolo e Madrisio, dove sono stati estratti parecchi metri di sedimenti dando origine ad un abbassamento del fondo del fiume di quasi due metri. La conseguente restrizione della larghezza dell’alveo, costituisce una consistente modificazione del comportamento del fiume, che ha generato danni ad infrastrutture (ponti e strade), arretramento della linea di costiera, abbassamento della falda idrica, intrusione salina e danni all’agricoltura. Anche dal punto di vista ecologico le conseguenze sono negative, con un impoverimento degli habitat acquatici e riparali tale che sarà molto difficile che possano tornare al loro stato naturale.
Il geologo Massimo Rinaldi, professore associato di Geologia Applicata presso il Dipartimento di Ingegneria Civile dell’Università di Firenze,
afferma che per una gestione corretta del prelievo della ghiaia bisogna avere una visione unitaria dell’intero corso d’acqua, dalle sorgenti alla foce, per poter stabilire dei criteri. Il prelievo si rende necessario quando il tratto su cui si vuole operare è in deposito, non quando è in equilibrio o in erosione.
Nonostante possa sembrare che nell’alveo del Tagliamento ci sia sovrabbondanza di sedimenti, nel tratto da Pinzano a Ronchis c’è stato in generale un marcato abbassamento del fondo e solo negli ultimi anni c’è stata una sedimentazione modesta e limitata ad alcuni tratti.
Ciò significa che attualmente non ci sono le condizioni per motivare dei prelievi ulteriori. Il Tagliamento nell’alto e medio corso, in questo momento sta recuperando sia in larghezza che in sedimentazione, tanto che durante le intense ed abbondanti piogge di Natale, l’acqua è riuscita ad espandersi tranquillamente in quasi tutta la zona golenale, che ha funzionato da cassa di espansione naturale.
A seguito di ciò, nonostante l’intensità delle precipitazioni, il Tagliamento a differenza di altri fiumi non ha provocato danni. Quindi, conclude il prof. Rinaldi, gli interventi da fare in questo momento su tutto il bacino idrografico, devono puntare al riequilibrio di quei tratti di fiume che, modificati dalle nutrite estrazioni di inerti, hanno subito delle trasformazioni rischiose per le dinamiche fluviali.
Fare manutenzione al fiume non vuol dire asportarne la ghiaia, ma facilitare il processo di mobilizzazione dei depositi in eccesso per trasportarli là dove mancano. In questo modo sarebbe possibile ripristinare rapidamente le dinamiche di cui il fiume ha bisogno per recuperare il proprio andamento naturale, cosa che avviene normalmente in modo spontaneo ma con tempi molto più lunghi.
Continuare a prelevare irrazionalmente inerti dai corsi d’acqua (in particolare dal Tagliamento, dal Torre e dall’Isonzo) porta come sicura conseguenza all’erosione costiera. Infatti il limite delle spiagge è in costante equilibrio fra quanto viene movimentato dal mare e quanto viene trasportato dai corsi d’acqua. Se non c’è sufficiente apporto di sedimenti sulla costa, in quanto ghiaie e sabbie vengono prelevate dagli alvei a centinaia di migliaia di metri cubi in base alle esigenze dei cavatori e non in base alle reali disponibilità naturali, ciò che ne consegue sarà la scomparsa dei litorali.
La “Associazione Assieme per il Tagliamento”, esprime una forte critica, verso Regioni, Provincie e altre istituzioni. Seppur investite dalla responsabilità di dare risposte concrete su scelte necessarie e vitali, esse non hanno saputo o voluto cogliere l’occasione di ascoltare relazioni e proposte basate su ricerche tecnico-scientifiche di alto valore e che dovrebbero ispirare le importanti scelte in materia che gli competono.
Deludenti e sconfortanti le recenti dichiarazioni di Amministratori ed Associazioni: giustificare gli sghiaiamenti selvaggi che si stanno eseguendo sul Tagliamento propagandandoli come interventi da adottare per ridurre il rischio alluvionale, sono dichiarazioni poco credibili, soprattutto dopo le informazioni che ci hanno fornito gli esperti. È molto più probabile che la ghiaia servirà per opere cementizie i cui profitti sono evidentemente molto più interessanti rispetto ai destini del fiume e delle persone che vivono nelle sue vicinanze. La sostenibilità degli interventi da attuare in un bacino idrografico discende non solo dalla loro validità scientifica e tecnica, dalla valutazione delle conseguenze sociali, economiche, ecologiche ed ambientali, ma anche dalla chiarezza degli obiettivi, dalla trasparenza dell’informazione e dal coinvolgimento degli attori. Per questo motivo pensiamo che i problemi legati al Tagliamento non si risolveranno a colpi di commissariamenti astrusi come quelli proposti dal Presidente Tondo qualche giorno fa a Latisana e rimarcate dall’Assessore De Anna ieri,
i 53 milioni di euro statali devono servire per mettere in sicurezza il fiume e suggerisce il prof. Rinaldi, gli interventi da fare in questo momento su tutto il bacino idrografico, devono puntare al riequilibrio di quei tratti di fiume che, modificati dalle nutrite estrazioni di inerti, hanno subito delle trasformazioni rischiose per le dinamiche fluviali.
Nel corso del convegno il prof. Marco Tubino ha affermato che il Fiume Tagliamento, come tutti i fiumi a rami intrecciati, è costituito da un mosaico le cui diverse unità morfologiche, vegetali ed ecologiche ricordano la necessità di un mosaico di competenze per gestirne le criticità. Lo stesso concetto è stato espresso anche dall’assessore Lenna nel suo intervento all’inizio dei lavori, richiamando la necessità di ricostruire un tavolo dove i diversi soggetti coinvolti - tecnici, politici e la popolazione rivierasca - possano trovare un dialogo che per vari motivi sembra un po’ smarritosi per strada.
Gli illustri prof. Tubino e prof. Tockner, componenti del Comitato Scientifico di “Assieme per il Tagliamento”, al termine del convegno hanno dato la loro disponibilità a partecipare a questo tavolo tecnico proposto dalla Regione per discutere delle problematiche del fiume Tagliamento.
Tuttavia, a distanza di due anni non si è svolta ancora alcuna riunione e la domanda che ci poniamo è: Perché?